C’è una parola intorno a cui ruotano le vicende narrate in questo complesso e fantasioso romanzo...
C’è una parola intorno a cui ruotano le vicende narrate in questo complesso e fantasioso romanzo di Claudio Palmerini: è la parola potere, che viene declinata in tante forme diverse, ma costituisce l’asse portante di una narrazione che si gioca sul piano di una esemplare antinomia tra le forze del Bene e quelle del Male, tra luoghi incontaminati e territori corrotti da presenze malefiche e inquietanti. E queste presenze sono il risultato dell’evoluzione umana, che ha costruito un mondo nel quale la tecnologia ha preso il sopravvento soggiogando gli uomini e imponendo un potere dispotico e arrogante che si avvale di sofisticati sistemi di controllo: una sorta di “grande fratello” a cui niente sfugge e a cui è difficile contrapporsi.
Il romanzo si caratterizza in tal modo come una narrazione che possiamo ascrivere al genere distopico, con illustri antecedenti nelle opere di George Orwell, Aldous Huxley o Herbert G. Wells. Come sappiamo, con il termine distopia si intende una sorta di utopia negativa, un mondo immaginario che presenta caratteristiche assolutamente spiacevoli e indesiderabili, proiettate in un’epoca e un luogo distanti o successivi a una discontinuità storica. (...)
Cristiana Vettori