Francesco Ronco fu assegnato, il 29 aprile del 1915, quale tenente di prima nomina, al 42° Reggimento di Fanteria e inviato al fronte in prima linea sul quale combatté fino al 30 ottobre 1917 quando fu fatto prigioniero e inviato nella fortezza di Rastatt in Sassonia. Alla fine del conflitto fu incaricato dalla Commissione Interalleata di Berlino di provvedere alla ricerca e al rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani e rientrò in Italia nel 1919 con il convoglio dei prigionieri raccolti. Al rientro presso il suo reparto a Lodi fu collocato in aspettativa per gravi motivi di salute; trascorse questo periodo nella casa paterna di Balestrino (SV), allora provincia di Genova, dove scrisse questo diario preparando anche la tesi di Laurea che conseguì presso l’Università Cattolica di Milano a cui si era iscritto prima della partenza per il fronte (si laureò in lettere con indirizzo storico-geografico nella prima sessione universitaria del dopoguerra).
Richiamato in servizio il 29 luglio 1924, per la sua profonda preparazione storica e letteraria fu prima allievo e poi insegnante di logistica e storia all’Istituto Superiore di Guerra di Torino e, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu destinato in zona operativa prima sul fronte greco-albanese e poi in Sicilia come comandante del 75° Regt. Fanteria della Divisione “Napoli” che si distinse, durante lo sbarco alleato, per atti di eroismo nell’impari lotta e che valse al suo comandante la promozione a generale per meriti di guerra. Sfuggito alla cattura, si presentò, dopo aver salvato la bandiera del Reggimento, al Comando del ricostituendo esercito del governo Badoglio e fu incaricato alla raccolta dei militari sbandati e poi destinato al comando del disciolto 184° Reggimento Paracadusti che divenne, sotto il suo comando, il valoroso Reggimento Paracadusti “Nembo” della Divisione “Folgore” la cui partecipazione alla Guerra di Liberazione diventò leggendaria (cfr. “Storia d’Italia” di Indro Montanelli) e le cui azioni furono oggetto di encomio solenne da parte dei comandanti dell’esercito alleato tra cui il generale Alexander.
È doveroso ricordare che il colonnello Ronco, con iniziative personali, salvò dalla distruzione due città: Solarino (SR) e Chieti che gli conferirono la medaglia d’oro e la cittadinanza onoraria.
Divenne in seguito fondatore e comandante del CAR di Cuneo, Capo di Stato Maggiore del Comiliter di Genova e poi di quello di Bologna. Promosso generale di Divisione gli fu affidato il comando della Divisione Motorizzata “Trieste”. È stato nominato generale di Corpo d’Armata il 3 dicembre 1954. Si è spento nella sua casa di Toirano (SV) il 9 novembre 1978.