Pietro Rizzo è nato il 12 febbraio 1937 in una piccola stazione ferroviaria ai piedi del massiccio del Pollino, gruppo montuoso che segna il confine, a Nord, fra la Calabria e la Basilicata. Dopo pochi anni la sua famiglia si trasferì più a Sud, sulla tratta ferroviaria che unisce Cosenza con Catanzaro. L’ultima stazione, dove il padre prestò servizio, rappresenta e si identifica nel luogo ideale, ma anche concreto, di ogni sua proiezione emozionale possibile. Il suo nome è “Decollatura”. Egli vi ritorna costantemente con il suo cuore, con il suo sentimento e ne rivive circostanze ed emozioni indicibili. Dopo aver completato gli studi superiori a Catanzaro, che raggiungeva con il treno a vapore, ha accumulato esperienze composite e formative uniche, presso l’Università di Messina per ben due volte, conseguendo le lauree in Materie filosofiche e in Giurisprudenza. In questo arco di tempo è stato anche allievo presso la Scuola Militare e poi Ufficiale, più volte richiamato, fino a conseguire il grado di 1° Capitano. Successivamente - ma a soli 35 anni - Preside, dopo essere stato titolare di Lettere in Istituti superiori fin dall’età di 27 anni. Fa parte di quella, ormai, sparuta categoria di persone che hanno iniziato, in giovinezza, giurando fedeltà a chi fece altrettanto, per l’intera vita, da costruire insieme, con gioia, dedizione - e sacrificio, se si vuole - ed il necessario e benaugurante apporto della nascita di più figli. Ha propensione a ritagliarsi spazi di solitudine, ma si tratta di solitudine, a volte, rumorosa, che crea immagini, luoghi e circostanze di inesprimibile felicità ed armonia, soprattutto nei suoi molti riquadri naturali, in boschi e rigogliose pianure, solcate da fiumi capaci di mormorare e dar voce, ancora ora, a sbalordimenti indicibili a dirsi. Decollatura, che racchiude i suoi affetti più veri è come l’ultima Thule alla quale vorrà tornare alla fine dei suoi giorni. Egli ama scrivere, quando un qualcosa, un indizio, o altro che non è possibile definire, accendono quel luogo inaccessibile, dove la memoria involontaria, trova lievito e fermento. In questo modo hanno visto la luce e tramutarsi in scrittura i suoi libri: “Incontro con il protagonista di un libro fuori posto”; “Mio Padre e il suo violino”; “Le Magie del Tramonto”; “Rosso è il colore delle foglie a Novembre”; “Ascoltare il Silenzio. Un Ossimoro: suggestioni, incanto e realtà nell’Era della Tecnica”; “Viaggio oltre l’Effimero”; “Io e Thomas Merton”; “L’oltre e l’al di là in Letteratura - Dino Buzzati e Herman Hesse - Un contributo personale”. Breve storia di un incontro e di un’assidua frequentazione”. Ed altri scritti ancora, oggetto di trasposizione letteraria di riflessioni e esperienze. In quest’ultima tornata ha dato (fra l’altro) visibilità e consistenza, traendole fuori da un’ingiallita cartella, a voci a lui care, dal suono perenne che tuttora viaggiano con lui in quest’ultimo tratto di strada, scrivendo “Una perenne eredità d’amore”. Per più di quarantacinque ha svolto la professione di Avvocato.