Luciano Zuccoli (Calprino,
1868 – Parigi, 1929) è stato fra
i narratori italiani più popolari
e apprezzati da pubblico e critica
fin dal suo esordio nel 1893
con il romanzo I lussuriosi, a cui
Moravia si sarebbe ispirato per
Gli indifferenti. Autore di circa
20 romanzi di successo, fra cui
La freccia nel fianco (1913) e Le
cose più grandi di lui (1922), e di
altrettante raccolte di novelle,
sorprende ancora oggi per lo stile
asciutto e moderno, per l’inesauribile
ricchezza degli spunti
narrativi e per la magistrale
capacità di approfondimento
psicologico dei personaggi. Il
suo atteggiamento conservatore
ha contribuito alla sua ingiusta
emarginazione, decretata dalla
critica di parte dal secondo
dopoguerra, fino alla sua totale
cancellazione dal canone letterario.
Il racconto lungo L’ingenuo
del 1904, che fa pensare ai
personaggi di Checov e di Svevo,
è anche un esempio della speciale
abilità zuccoliana nell’uso
parallelo del registro ironico e
di quello drammatico.
L'ingenuo a cura di Enrico Tiozzo